lunedì 20 novembre 2017

SINTONIA

Compagne di liceo, neanche troppo amiche. Banchi distanti, caratteri distanti.
Poi succede che un giorno ci si rivede ad una festa e tra abbracci e risate, si riprende da dove si era interrotto. La osservo e ritrovo una donna sofisticata, che esprime personalità e finezza. Che strano, la ricordavo assolutamente diversa.
Trascorre l’autunno, poi l’inverno, tra viaggi, cene e occasioni di incontro con lei e molte altre compagne di classe.
Una sera a sorpresa, l’annuncio davanti ad una tavolata piena di ragazze della 5B:
“A settembre mi sposo!”
Chi grida, chi esulta, chi brinda, chi si fa ripetere che non ha capito…
Ma lei, pronta e sicura aggiunge: “Trilly, voglio che il vestito da sposa me lo faccia tu”.
Non ricordo cosa ho provato, perché l’emozione mi ha sopraffatto. Ho soltanto accolto con un “Certamente!” la sua fiducia in me.
In quel momento stavamo dando alla nostra amicizia di liceali la possibilità di diventare una bellissima intesa tra donne.

Dovevo fare io il primo passo, dovevo andarle incontro. Fissiamo un giorno per le misure e la scelta del modello. Cristina (Jenny per noi amiche) aveva già le idee chiare, cercava solo il consenso.
Come non darglielo, il modello che personalmente aveva scelto tra gli infiniti abiti proposti dai media, era assolutamente perfetto. Perfetto per Jenny.

Amore a prima vista anche per me. Condivisione piena. Potevamo partire.
Ci saremmo occupate entrambe della ricerca del tessuto, lei a sud e io a nord, ma la selezione mirata che ho potuto fare in uno dei negozi storici di Torino ha offerto a Jenny una gamma di pizzi perfetta per l’abito.

Spediti i campioni di tre tessuti preziosi, la scelta di Jenny è caduta su quello che anche io avrei scelto.
Di nuovo in pieno accordo.
Torno quindi nel negozio in centro per acquistare la stoffa che però era stata tolta dagli scaffali perché il giorno prima era entrata una cliente che se ne era innamorata ed aveva fatto mettere da parte tutto il rotolo! Per fortuna che non si era ancora fatta viva né lasciato acconti e quindi i nostri metri di tessuto erano assicurati! Credo di essere andata in apnea per qualche minuto… ma dopo mezz’ora gongolavo per strada con il mio prezioso pacchetto e Jenny era salva!

Ricordo il giorno in cui con Teresa abbiamo spiegato le stoffe e iniziato a sognare…
E’ quella magia che spesso si sprigiona tra le mani al contatto con un tessuto. Può scaturire dai colori, dalla morbidezza, dal calore della stoffa. Questa volta era la leggerezza del pizzo, lo toccavi e ne percepivi l’inconsistenza. Come toccare una nuvola.
La costruzione del modello ha seguito fedelmente la trama del pizzo, difficile da spiegare, ma era il pizzo a dettare le regole, non la squadra. Unica modifica al modello originale: la sostituzione del collo a giro con un’elegantissima scollatura a barca, che ci ha trovato, ancora una volta, in perfetta sintonia.

Finalmente si montano le parti sovrapponendo gli strati: il vestito è composto da una base in seta a sua volta foderata e dallo strato di pizzo in superficie. Utilizziamo per il corpetto una stoffa di prova (la tela) perché risulta essere la parte più critica, inserendo comunque già le coppe su misura che sostituiranno il reggiseno e ci aiuteranno a definire l’effetto “a cuore”. Decidiamo di aprire l’abito soltanto sul fianco sinistro, lasciandolo quindi intatto sia davanti che dietro, cioè senza abbottonature a vista. Questa è stata la sfida più dura, ma l’abbiamo vinta. Già con la prima prova l’abito è vicino alla perfetta vestibilità.
Chiara, che ha accompagnato la mamma a Cori, assiste emozionata e la guarda sognante:
“Mamma, sei bellissima”.

Si ritorna a Torino con l’abito imbastito in valigia avvolto nella carta velina… Si riprende a lavorare in laboratorio: si ridimensiona l’arricciatura della gonna, si stabilizzano le maniche, si monta il corpino su stoffa originale, inserendo definitivamente coppe e stecche. Si effettuano le prime cuciture e ci si prepara per la seconda prova.

Intanto Jenny è occupata a scegliere le scarpe, calze sì calze no, ragionare sul bouquet e sugli accessori: ci chiede di ritagliare qualche margheritina direttamente dal pizzo (e noi ci applicheremo anche dei piccoli punti luce) eventualmente da mettere sui capelli.
Cappello o non cappello? Chissà… ancora tanti dubbi sull’acconciatura.

La seconda prova a Cori è quella definitiva: gonna approvata, orlo con smerlo trasparente deciso, corpino dipinto addosso, scollo e maniche divini! L’abito può essere terminato. E quando Jenny indossa il cappello… la mia stanza non ha più pareti, ma alberi, alberi infiniti…
La consegna è avvenuta con un mese di anticipo, a fine luglio, con un caldo infernale.
L’abito, misurato per l’ultima volta, è sensazionale.
Jenny si illumina davanti allo specchio e Trilly si scioglie davanti alla conclusione dell’opera.
Arriva il momento in cui devi lasciar andare ciò che hai creato, ciò che hai costruito ed amato.
Lo lasci andare perché lo hai fatto con amore e l’amore implica la libertà di essere e di esprimersi.
Quel meraviglioso pizzo è volato via con Jenny e Cristina è volata verso Marco.
Entrambi, abito e sposa, nati e guidati dall’amore verso l'amore. In sintonia.
Grazie, splendore di donna.
Indimenticabile ogni momento condiviso, ogni risata, ogni ansia, ogni idea, ogni ironia, ogni segreto, ogni cosa buona che l’affetto porta con sé. Ti voglio tanto bene.
... e vissero tutti felici e pieni d'amore.

2 commenti:

  1. Potevo non guardarlo subito???? Certo che no. E sai che ti dico? Avrei voluto essere lì con te e con Jenny a fare le foto delle prove, dei tessuti e perché no anche qualche particolare del matrimonio. Hai ragione a dire che una cosa fatta con amore (sia essa un vestito, un quadro, un figlio, un pizzo) deve essere lasciata andare per la sua strada. L'amore di chi l'ha creata l'illuminerà per sempre. Ciao mia fatina abile, laboriosa e...... poetica. Lucia anzi Gegé

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  2. Che meraviglia....ho letto tutto d un fiato questo romanzo rosa...con tanto di finale.Posso testimoniare che anche nelle creazioni del mio abito da sposa Paola&Teresa sono state impeccabili e ancora oggi ricordo con emozione il mio abito rosa.Vivi'

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